[Firenze?], [s.n.], [primi decenni del secolo XIX], manoscritto su carta in-4, nato senza brossura, pp. [4]. Steso in chiara grafia da una sola mano (il testo principale). Non firmato. Contiene il testo della “Diceria di santa Nafissa”, una scrittura burlesca di Annibal Caro recitata verosimilmente nel carnevale 1538 durante una delle riunioni delle romana Accademia della Virtù e rimasta inedita fino al 1821. Copie del testo inedito del Caro erano cominciate a girare in area veneta all’inizio dell’Ottocento, tutte a partire da un codice di mano di Daniello Farsetti esistente a Venezia, copiato prima da Jacopo Mazzoli, poi, in quest’ultima copia, giunto fra le mani di Giuseppe Gradenigo, il quale lo aveva a sua volta ricopiato e spedito al collezionista di scritti di Annibal Caro Giulio Bernadino Tomitano, ad Oderzo. La S. Nafissa fu edita a stampa solo nel 1821 da Bartolomeo Gamba; particolare interessante, nella premessa all’edizione a stampa, il Gamba rivela di aver avuto copia della Diceria proprio da Giulio Bernardino Tomitano: quindi anche il testo stampato dal Gamba risale al manoscritto veneziano di Daniello Farsetti. In fine al testo della “Diceria” qui presente, invece, l’anonimo estensore scrive: “Estratta da un codice riccardiano segnato col n. 2391”. Lo scritto che offriamo in vendita non farebbe dunque riferimento a manoscritti di area veneta ma ad un manoscritto fiorentino (del quale, però, nel sito della Biblioteca Riccardiana non abbiamo trovato tracce); potrebbe, quindi, recare qualche variante. Le ultime 5 righe del manoscritto sono di epoca più recente e di altra mano e recano note sulle edizioni a stampa della “Diceria”. Mancanze lungo la piegatura centrale del foglio con interessamento di poche note marginali.
CARO Annibale [manoscritto, secolo XIX].
Letteratura erotica italiana del Cinquecento, manoscritti, manoscritto, Santa Nafissa