Neapoli, excudebat Felix Musca, 1716, in-4, legatura coeva in piena pelle, dorso a sei nervi con titolo su tassello in pelle rossa e fregi in oro negli scomparti, pp. [16], 501, [3], l’ultima carta bianca. Con due ritratti su tavole f.t., di Antonio e Adriano Carafa, su disegni di Giovanni Stefano Maia, incisi in rame da Giuseppe Magliar; frontespizi in rosso e nero; testate e iniziali calcografiche; finalini xilografici. Titolo dell’occhietto: De rebus gestis Antonj Caraphaei. Prima edizione di questa opera che fu commissionata a Vico dal nipote di Antonio Carafa, Adriano Carafa (1696-1765) e che racconta le gesta di uno dei più famosi uomini d’armi napoletani del XVII secolo. Antonio Carafa (1646-1693) fu protagonista di una eccezionale carriera all’interno dell’esercito imperiale; il 21 giugno 1682 fu nominato sergente generale di battaglia, nel 1683 fu incaricato da Carlo V di Lorena di proteggere l’avanzata dell’esercito polacco di Giovanni Sobieski che accorreva in difesa di Vienna. Si distinse inoltre nelle campagne contro i Turchi in Ungheria, partecipando all’assedio di Buda nel 1686. I successi, caratterizzati spesso da crimini sanguinari verso la popolazione civile, sono testimoniati dagli avanzamenti di grado e dai riconoscimenti: tenente maresciallo di campo nel settembre del 1685, feldmaresciallo austriaco nel 1688, conte dell’Impero nel 1686, Toson d’oro ottenuto da Carlo II di Spagna nel 1687. Nel 1691 comandò le truppe imperiali in Italia nell’ambito della Guerra dei Nove Anni. Si preoccupò innanzitutto di spremere le popolazioni italiane moltiplicando di cinquanta volte i tributi richiesti rispetto a quanto preteso dal marchese Ferdinando degli Obizzi che l’aveva preceduto nell’incarico, minacciando l’invio delle proprie truppe a chi avesse rifiutato di pagare. Le proteste contro il Carafa, rivolte all’imperatore direttamente o attraverso il pontefice, quando non assunsero il carattere di sommovimenti popolari (per esempio, a Castiglione delle Stiviere) sortirono finalmente l’effetto sperato: Carafa venne richiamato a Vienna nell’aprile del 1692. Si dimetterà dall’incarico l’11 gennaio 1693. Chiederà in compenso la carica di ambasciatore a Roma, che gli venne concessa da Leopoldo I il 4 febbraio, ma un’improvvisa febbre lo portò a morte alla vigilia della sua partenza il 7 marzo 1693. A proposito della biografia del Vico, scrive Benedetto Croce: “Stampata a spese del Carafa iunior, che diè al Nostro carta bianca, l’opera venne fuori nel marzo del 1716 in una veste tipografica che, nella Napoli di quel tempo, apparve così lussuosa da fare assegnare al volume il vanto – soggiunse sempre il Vico – d’essere il primo libro che con gusto di quelli d’Olanda uscisse dalle stampe di Napoli”. Qualche spellatura esterna, ma esemplare decisamente ottimo.
VICO Giambattista.
bIografie, guerre del Seicento, Vico, vichiana