(Venetiis), (ex typographio J.B. Pasqualii), (1767), incisione all’acquaforte, mm. 155×210 circa (impronta della lastra, mentre il foglio misura 240×340); riproduce un cammeo ovale del secolo 17° in calcedonio bicolore (in cui è inserita un’agata rossa per simulare le fiamme) con raffigurazione di sacrificio: al centro un’ara cilindrica con fuoco, davanti alla quale un uomo inginocchiato regge un coltello accingendosi ad immolare il vicino montone accosciato; sul dietro si erge un’erma ai cui lati sono due suonatori di corno; all’estrema sinistra un putto regge un canestro sulla testa; dall’altro lato un suonatore di tuba. Secondo Gori si tratta dei Terminalia, festività istituita da re Numa Pompilio e celebrata il 23 febbraio; Terminus, rappresentato come cippo, poi come erma priva di arti, era uno fra i più antichi dei romani: legato all’agricoltura, presiedeva ai confini fra proprietà, poi per estensione al rispetto dei limiti (leggi, impegni); durante i festeggiamenti non si facevano sacrifici cruenti, ma libagioni (miele, vino, latte, frutta), danze, canti, e cibo per tutti; solo l’ultimo giorno veniva immolato un agnello o maialino come simbolo della fine dell’anno romano. Bella tavola proveniente dal 1° volume della “Dactyliotheca Smithiana”, catalogo commissionato all’erudito Anton Francesco Gori dal console inglese a Venezia Joseph Smith, anche raffinato collezionista e mecenate di artisti come Canaletto; nella Dattilioteca (testo in latino + 100 tavole: questa è la n. 11) sono descritte le gemme intagliate della raccolta personale di Smith (poi ceduta a re Giorgio III): pochi i cammei antichi con prevalenza d’intagli del XVI-XVIII secolo). Le tavole furono incise da Giambattista Brustolon (che però ne firmò solo 33) su disegno di Novelli e Zanetti il giovane. Questa presenta tracce di fango al margine bianco inferiore, mantenendosi però nitida ed in buono stato di conservazione.
BRUSTOLON Giovanni Battista – Dactyliotheca Smithiana.
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